Un applauso a salutarlo al suo arrivo in Duomo, un altro ad accompagnarlo all’uscita dove il gruppo di tifosi Vicenza ultras aveva esposto lo striscione: “Con te se ne va un pezzo di gloriosa storia. Ciao Giulio”. E poi i fiori, rigorosamente biancorossi e quella maglia, con il numero 3, che da oggi non vestirà più nessun altro giocatore dopo che la società ha deciso di ritirarla.
Giulio Savoini resterà per sempre il “capitano”, il recordman di presenze con quelle 317 partite che hanno fatto la storia di un campione con la C maiuscola. “Leale, sincero, onesto e giusto – lo ha definito don Albano Mascotto, parroco della Cattedrale, nell’omelia – Ha dato tutte le sue energie alla squadra senza risparmiarsi mai tanto da meritarsi l’appellativo di eroe per i valori umani che lo guidavano, onestà e giustizia in primis. Talenti che, come nel vangelo di Matteo che abbiamo letto, aveva cercato di mettere a frutto vivendoli fino in fondo ed offrendoli al servizio degli altri. Un esempio di cui abbiamo bisogno oggi ed un’eredità importante che ci lascia”. Sono state poi portate ad esempio le parole di Papa Francesco che ha parlato dell’importanza dello sport per il suo ruolo educativo.
“Bisogna mettersi in gioco alla ricerca del bene con coraggio ed entusiasmo – ha proseguito nell’omelia – Nelle società sportive si impara ad accogliere, superando l’individualismo a favore del gioco di squadra. Prima di essere campioni si deve essere uomini ed é questo messaggio che ci lascia Giulio. Lui, come scriveva San Paolo ai Corinti, ora ha conquistato quel premio incorruttibile, che non invecchia mai”.
Prima dell’ultimo saluto hanno voluto portare la loro testimonianza anche il presidente del Vicenza Gianluigi Polato che, con la voce rotta dalla commozione, ha sottolineato come Savoini impersonificasse la figura dell’eroe e, nello stesso tempo, l’essere galantuomo. Attilio Michelin, storico presidente del Club biancorosso di Alte, gli ha invece voluto augurare buon viaggio, certo che nei prati verdi dei cieli continuerà a giocare assieme ad altri compagni di recente scomparsi e dove ritroverà anche tre storici presidenti del Centro di coordinamento, Zambotto, Centofanti ed Arena, che lassù avranno fondato sicuramente un club per continuare a tifare Vicenza.
In chiesa c’era la dirigenza attuale con Gianluigi Polato, Alfredo Pastorelli, Dario Cassingena ed una rappresentanza della squadra capitanata da Cinelli. E poi tanti ex: dagli storici Bardin e Zoppelletto, a Carrera, Galli, Savino, Fortunato, Montani, Di Carlo, Rondon, E poi tre presidenti, Pieraldo Dalle Carbonare, Aronne Miola e Massimo Masolo, Sergio Gasparin, l’attuale direttore generale del Sassuolo Andrea Fabris, l’ex segretario Adriano Fin, Enzo Manuzzatp, il dirigente accompagnatore Silvano Caltran, Giuseppe Sammarco ed il massaggiatore Francesco Visoná. E tanti altri che, probabilmente, ci sono sfuggiti in mezzo ai tifosi: c’era chi portava al collo la sciarpa biancorossa, chi la stringeva in mano, chi ancora aveva deciso di indossare la maglia biancorossa.
Quella che Giulio portava nel cuore: noi continueremo a pensarlo con noi, nel suo posto allo stadio Menti che era la sua seconda casa, dove aveva giocato, allenato e fatto crescere centinaia di giovani. Gli stessi che oggi, sulla loro pagina Facebook, mettono le foto di quei tempi o il volto di Savoini. “Oh capitano, mio capitano”. I celebri versi di Whitman riecheggiano per l’ultimo saluto. Da lassù, Giulio, continua a tifare per il tuo Vicenza. Ci mancherai, tanto!
Paola Ambrosetti