Perplessità, con un misto di preoccupazione, ma non ci dobbiamo spaventare. E’ questo, in fin dei conti, il pensiero comune a tutti, guardando questo Vicenza che si prepara ad esordire sabato in campionato con il Carpi. I commenti che si sentono in giro – e che pensiamo pure noi – non sono confortanti: “La squadra non gira”;“Abbiamo smontato mezza difesa”; “Ma quello chi è?”;“Di sicuro non è Pozzi”; “Quello è su Instagram con Giacomelli”. Insomma, ci avviciniamo a questo esordio come al solito un po’ a stento, coi lavori perennemente in corso, coi contratti da rescindere e con uno sproposito di infortuni, e non sarà per niente semplice iniziare col piede giusto. A meno di non tirare fuori il cuore, è ovvio. Solo quello.
Solo quello può salvarci da un’estate fin troppo adrenalinica, segnata dai duecento nomi letti e accostati alla nostra maglia, tanto da farne tranquillamente una squadra, e che ha dato l’idea che procedessimo dando troppo spazio all’improvvisazione. “E’ il caos”, abbiamo sentito anche questo, e ogni tanto effetivamente lo è sembrato. Ma al di là delle chiacchiere da calciomercato, quel che resta è che andiamo ad affrontare questo esordio con una difesa nuova di zecca – complici Adejo e D’Elia rotti – un centrocampo ancora tutto da decifrare, e un attacco – con Vita e Giacomelli ai box – dove sono rimasti solo Raicevic e Galano. E a completare il quadro ci sono un mucchio di giovani da valutare all’impatto con la B, oltre a certi vecchi e nuovi “Pazienza” (vedi foto). In porta con Benussi, almeno, andiamo sul sicuro, ma questa è la verita che rimane.
E ne puoi venire fuori, in una situazione del genere, solo se metti il 110% in campo e anche fuori (meno festa e più diete ndr), lo stesso messo lo scorso anno per toglierti dalle secche e salvarti, anche se gli interpreti sono diversi. Quando Lerda arrivò fu così che riuscì a fare la differenza, trasmettendo quella benedetta grinta a tutti, facendo capire al gruppo la situazione, e portandolo ad andare oltre i propri limiti – probabilmente – per portare a casa il risultato. Questo è ciò che ci ha salvato lo scorso anno e che ci può salvare anche in questo. Ma senza cuore, a cominciare dal primo minuto dei novanta di sabato, non si va da nessuna parte. Vediamo se riusciamo a capirlo.