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7 Novembre 2024
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Vicenza in crisi? Umiltà e serietà, altro che “entusiasmo”

Niente, non si migliora. Anche la partita con l’Avellino ha confermato lo stato di condizione in cui avevamo lasciato il Vicenza la scorsa settimana: squadra che non riesce a tirare in porta, che di gioco ne fa gran poco, e che al massimo – esclusa l’eccezione Salerno – può aspirare ad un bolso 0-0. Un po’ triste come prospettiva, effettivamente, e dev’essere stata questa la riflessione che ha guidato il ds Tesoro nella conferenza stampa di mercoledì, indetta per condividere con i tifosi – “il motore di una società di calcio” – le proprie convinzioni su come procede il “progetto” Vicenza.

Nella conferenza, effettivamente, abbiamo potuto sentire per bocca di quello che è l’artefice – ricordiamolo – del mercato estivo, qual è l’elemento che manca alla squadra, a suo avviso, per esprimersi ai massimi livelli. Solo che la tesi di Tesoro è – diciamo così – un po’ “bizzarra”. A suo dire, alla squadra non manca nè un centrale di difesa, nè un regista di centrocampo, nè qualche schema d’attacco o un bomber, ovvero quelli che erano i principali commenti che giravano a fine partita.

Per lui manca, udite udite, l’entusiasmo. “Quello che si era creato lo scorso anno con Lerda” – ha spiegato per cercare di farsi capire, quello che portò alla cavalcata verso la salvezza, e che ora non c’è più. Condizione che fa si che per certi giocatori – e qui viene il bello – “sembra che sia stata una soluzione di ripiego restare a Vicenza”.

Ora, pur se ogni opinione va rispettata, ci mancherebbe, quanto affermato fa cadere un po’ “tutto”, definiamolo con eleganza così. A parte il fatto, così come è stato fatto con Brighenti, che se qualcuno non ha voglia di rimanere la prima alternativa è la tribuna e la seconda è la porta… ma il problema sarebbe l’entusiasmo?

Paragonare la situazione dello scorso anno è quantomeno azzardato: avevamo un piede e mezzo in Lega Pro, la squadra era senza vittorie da una vita, incombeva il rischio fallimento e c’era con un passaggio societario da compiersi. La situazione, per fortuna, è cambiata, pur se l’obiettivo è lo stesso, ovvero la salvezza. Il vero interruttore – almeno così ce lo ricordiamo noi – acceso da Lerda fu sul piano della corsa e della voglia. L’entusiasmo arrivò dopo, una volta iniziati a raccogliere i frutti del duro lavoro in allenamento, e delle scelte fatte da Lerda in contrasto con quelle portate avanti da Marino fino a quel punto.

Solo questo. E per questo, da bravi “motori”, ci permettiamo di condividere anche le nostre di convinzioni sul “progetto”. L’unica cosa che serve a questa squadra è la serietà e un po’ di umiltà: stringere i denti, lavorare, cercare prima di tutto di correre più degli altri e di giocare a calcio con semplicità. Che i giocatori pensino a fare questo, è il loro lavoro, altro che depressione. E non preoccupatevi: se si inizia a vincere… All’entusiasmo ci pensiamo noi.

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