È stato presentato ieri pomeriggio, con una conferenza stampa tenutasi nell’ambito dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive, il terzo Rapporto “Calciatori sotto tiro”, a cura dell’Associazione Italiana Calciatori, che evidenzia i principali casi di intimidazione e violenza nei confronti di calciatori professionisti e dilettanti nel corso del 2015/16.
I dati presentati dal Rapporto, raccolti anche attraverso la consultazione quotidiana di articoli di stampa e su segnalazione dei propri referenti territoriali, mettono in luce come nel nostro Paese, nell’ultima stagione sportiva, sia aumentato non solo il numero delle minacce, ma anche il ricorso a forme di violenza sempre più cruente, premeditate ed organizzate.
Il 61% dei casi si è verificato al di fuori degli stadi (dato in controtendenza rispetto alla stagione precedente); in più di un caso su due (55%) le minacce e le intimidazioni si sono verificate nei campionati professionistici, in particolare in Serie A (24%) e in Lega Pro (19%).
A livello di aree geografiche, è ancora una volta quello del Sud e delle Isole, con il 52% dei casi, il territorio in cui si è registrato il maggior numero di azioni intimidatorie e minacciose. In questa parte d’Italia, le minacce sono state riscontrate praticamente in tutti i campionati, sia professionistici che dilettantistici.
Analizzando il dato a livello regionale e provinciale, emerge che le regioni coinvolte sono state 17 e 41 le province, segno che parlare di “calciatori sotto tiro” significa discutere di un problema di carattere nazionale, pur tenendo in debita considerazione che dal punto di vista quantitativo il fenomeno presenta delle importanti differenze territoriali.
In relazione alla “tipologia”, al primo posto troviamo le aggressioni fisiche (23% dei casi), documentate anche da video e foto diffuse su internet, e nella maggior parte delle situazioni sono stati i tifosi della propria squadra (55% dei casi) la principale fonte di intimidazioni, minacce e violenze per i calciatori. La sconfitta di una partita importante, o di una serie di partite consecutive, è il principale motivo che pone gli atleti nel mirino dei violenti (58% dei casi).