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23 Dicembre 2024
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Lane, la necessaria resa dei conti

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Ma che bellezza! Dopo aver passato gli ultimi 24 minuti a sentire l’audio del presidente che “sbecca” contro tutti e tutti nella conferenza stampa di mercoledì, è questo il commento che viene da fare.
Assieme alla parola “finalmente”. Questo perché qualunque tifoso – di qualunque squadra, mica solo del Lane –  sogna un presidente che non le manda a dire e che ti dichiara chiaramente le cose come stanno, nel bene e nel male. A costo di sentirsi sbattere addosso una realtà che non piace, ma che – appunto – almeno è vera e che in questo caso aiuta a dare delle benedette conferme su quello che tanti pensavano. Ovvero che la società, prima dell’arrivo di coloro che stanno cercando di ridurre il debito, era gestita da dilettanti (16 milioni di euro di passivo stanno lì a togliere i dubbi) e che il settore giovanile era diventato un pozzo senza fondo e senza alcuna utilità, dove vedere un giocatore in prima squadra era diventato un miraggio.
Mica poco, anche se è chiaro – naturalmente – che chi si sente chiamato in causa, nell’onore e nella professionalità, dovrà rispondere e magari querelare il presidente per difendere il proprio operato. Intanto sembra palese che il presidente abbia le sue ragioni nel non mandarle a dire e nello scoperchiare vita morte e miracoli della precedente gestione. Certe domande d’altronde ce le siamo fatte tutti, mica solo sul settore giovanile.
Certe cessioni, tipo Salifu e Frison, per dirne due (ma basta rivangare un po’,  provateci, per farne saltare fuori mille altre) cerchiamo ancora di spiegarcele. E certi ingaggi di giocatori finiti, pacchi clamorosi presentati come salvatori della patria, quando erano magari in evidente sovrappeso, anche. E quindi sentirsi dire che forse non eravamo diventati noi tutti scemi ma c’era effettivamente qualcosa di assurdo alla base, insomma, rasserena decisamente.

Tanto da dare un consiglio al presidente: di continuare così. Nel senso di continuare a dire, esternare, mettendo in chiaro che le cose sono cambiate e corredando il tutto con cifre precise, che non lascino più alcun dubbio e facciano chiarezza sul passato. Insieme, ovviamente, alla sostituzione di un certo sistema, basato sulle amicizie, che nel 2017 non dovrebbe esistere in alcun settore, men che meno nel calcio, in cambio di uno basato sulla meritocrazia e professionalità. Questa è la vera rivoluzione, al di là di quella, annunciata ma misteriosa, in programma a quanto pare per giugno, che Vicenza e i suoi tifosi si meritano. Avanti così a testa bassa, così ci si guadagna del rispetto utile quando ci saranno – come è normale che sia – altri momenti di difficoltà.

Detto questo, si deve però guardare al campo e a una salvezza da conquistare, altrimenti far di conto servirebbe gran poco. Quindi alla sconfitta di Bari – immeritata ma si doveva essere più furbi – e soprattutto alle due prossime partite contro Salernitana e Ascoli contro cui ci giochiamo una gran parte di futuro. 4 o 6 punti – ma meglio 6 – ci darebbero una bella rincorsa e ci avvicinerebbero alla quota salvezza. Andiamocela a prendere, questa rivoluzione.

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