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24 Dicembre 2024
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Altro che “depressione”: cambiare atteggiamento

vicenza-ascoliCosì non va bene, non prendiamoci in giro. A volte qualche giorno può servire a rendere il ricordo di una squadra che ha giocato davvero male un po’ più morbido. O almeno può servire a ponderare per bene le ragioni per cui la suddetta squadra si trova in difficoltà, ed essere più comprensivi leggendo, magari, il numero di infortunati. Ma, francamente, non è questo il caso. Sarà che la partita ce la ricordiamo bene, e ancora di più il fatto che fino al gol di De Luca il commento principale era “non ci siamo” (accompagnato, per dovere di cronaca, da una discreta serie di improperi) sta di fatto che il pareggio con l’Ascoli per noi rappresenta il culmine di un andazzo che non porta di sicuro a niente di buono.

Altro che “ripartenza dopo 15 giorni negativi”, altro che che “era dura perché avevo visto i ragazzi un po’ depressi”. In campo, al netto di alcune scelte di formazione difficilmente comprensibili (spiace per Cernigoi, ma è evidente che non doveva essere lì in quel momento) con l’Ascoli quello che serviva per giocare una buona partita – attenzione, grinta, corsa, voglia, compattezza – si è visto solo in pochissimi istanti. Gli alibi si possono capire, ma così è troppo, non raccontiamocela. Una squadra in difficoltà che mette in campo tutto quello che ha la puoi comprendere, una che si complica la vita da sola perché non ci mette la “garra” no, c’è poco altro da dire. Qui si deve cambiare atteggiamento, e alla svelta. Anche perché, a dirla tutta, sentirsi dire che ci è andata bene perché i “ragazzi erano un po’ depressi”, quando poi sai benissimo (senza andare troppo nello specifico, chi vuol capire capisca) che a metà settimana non lo sono affatto, stona un po’. Mister Bisoli, torni a parlare chiaro. Tutti si fidano di lei, tutti sanno che gatta da pelare si è preso… Ma la depressione no, davvero.

Così come si deve parlare chiaro sul problema dell’attaccante, e capire di chi sono le responsabilità. Perchè di questo problema si sapeva a inizio ottobre, e trovarsi a fine febbraio a setacciare gli svincolati è grottesco. Quando Bisoli è arrivato era indubbio che il problema fosse il numero di gol presi: gli attaccanti avversari passeggiavano sulle macerie della preparazione estiva e delle mosse di mercato, segnando a ripetizione, e mettere le mani su quel problema era ovviamente l’emergenza più urgente da affrontare. Ma allo stesso modo si sapeva che l’altro problema gigantesco era l’assenza di gol, tra i tentativi di decifrare l’oggetto misterioso Fabinho (ad oggi 259 minuti giocati) e i “talenti” Di Piazza e Cernigoi. Quasi un girone dopo, la difesa è messa meglio (anche se gli infortuni han fatto perdere qualche colpo) mentre davanti viene ancora da piangere. Con 19 gol fatti, praticamente i peggiori del campionato, dove vogliamo andare? Con Emeghara (sempre se arriva Emeghara) prenderemmo uno che ha fatto ben 14 partite e 1 gol negli ultimi due anni. Due anni. Servono commenti?

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