La squadra che rifiuta ogni confronto, il pullman che parte sgommando, il direttore sportivo che alla fine esce e parla sottovoce, con l’appendice – sgradevole di sicuro, necessaria lo vedremo – dell’esonero di Bisoli del giorno dopo, per di più cacciato dopo avergli fatto allenare la squadra al mattino, a mo’ di buonuscita… A riguardare in dettaglio il post-partita di lunedì scorso, la sensazione che prevale è quella dell’allucinazione. Come diavolo abbiamo fatto a ritornare, nuovamente, in una situazione del genere, è impossibile da comprendere, a meno di non ritirare fuori dalla memoria i momenti più bui degli ultimi anni, e sappiamo bene come è andata a finire in quelle occasioni. Ma proprio per questo forse è il caso di evitare di farsi prendere dallo sconforto, e allo stesso modo di evitare uno sarcasmo che potrebbe toccare livelli smisurati, da “campioni del mondo”, e andare controcorrente per dire che un modo per evitare il peggio è ancora possibile. Ovvero quello di imporsi di fare i conti a fine anno, perché non si può mollare adesso, e stare tutti uniti. A patto però che ognuno faccia la sua parte nelle sei gare che rimangono, altrimenti il banco salta.
A partire dai giocatori, quelli che hanno dimostrato la loro unità d’intenti scappando a fine partita invece di prendersi la responsabilità di venire a parlare quando era il momento, mettendoci davvero la faccia. Sarebbe stato un segnale di serietà, dopo aver fallito l’ennesima prova d’appello di quest’anno al Menti giocando – è la costante più evidente – i soliti 10/15 minuti a partita sperando che bastino a vincere. E invece niente, è mancata la grinta anche in questo caso. Forse è il caso di tirarla fuori, indipendentemente da quale tecnico sia seduto in panchina, e questo è meglio dirlo perchè possiamo pure sperare che Torrente trovi le strategie e le tattiche più opportune per posizionarli al meglio (Bisoli le ha provate tutte) ma se prima di tutto non sono i giocatori a tirare fuori quello che serve quando la situazione è difficile (il motorino di Adejo, per intenderci) non ci sono tabelle che tengano. Per dirla in un’altra maniera… Se ci si mette le mani sui fianchi, come contro la Pro Vercelli, meglio cambiare lavoro.
E poi chi deve fare la sua parte è la società. Alla quale siamo grati per i conti in ordine e per aver salvato il Lane lo scorso anno, ma alla quale è impossibile non chiedere una chiarezza maggiore di quella che c’è stata in questi giorni. Prendiamo ad esempio il mercato: i “pensavamo… Non sapevamo…” riferiti a Ebagua e Cernigoi fanno un po’ a pugni con quello che si è visto a cavallo di gennaio e febbraio quando, venduti Raicevic e Galano mentre Bianchi si accasava alla Pro Vercelli, è partito il balletto tra gli Chamack, i Miramar, i Goitom, i Tucudean e gli Emeghara (e forse qualcuno che ci scordiamo) salvo poi decidere di attendere la fine della musica e non prendere nessuno. Un azzardo inconcepibile, e lo sapevamo perfettamente. Il problema dell’attaccante era già evidente – data la voglia dimostrata da Galano e Raicevic – già a ottobre, quando però ci siamo pure sentiti dire che puntavamo su Fabinho. Insomma, smettiamo di raccontarla a seconda di quel che conviene e si parli chiaro sempre, senza fare lo scaricabarile. A fine anno si vedrà ma intanto questi siamo e con questi ci dobbiamo salvare, tutti insieme: a sai gare dalla fine forse è il caso di capirlo,se si vuole evitare il disastro.