Dirigente ed allenatore della Pallamano Scuola Vicenza si prepara per la prossima stagione
A Vicenza anche la pallamano si sta riorganizzando in questo periodo difficile di lockdown per il Coronavirus. La società Pallamano Scuola Vicenza, che per ora utilizza come palestra la tensostruttura di via Turra, in questi ultimi anni si è sviluppata sempre di più e bene e ha fatto rinascere il movimento in città, raggiungendo i 100 tesserati.
L’attività si concentra in campo giovanile con diverse squadre nel maschile: U13, U15, U17 e U18 mentre nel femminile con U15 e U18. In attesa della prossima stagione abbiamo intervistato Giancarlo Collese, detto “Gianchi”, direttore sportivo di pallamano Scuola Vicenza e allenatore dell’U17. Giancarlo è una delle anime più importanti per la rinascita del movimento dell’ handball nel capoluogo, una delle figure “storiche” della nuova società.
– Innanzi tutto cosa l’ha spinto a fare l’allenatore e come ha conosciuto la pallamano?
“Sono nato nella storica Pallamano Vicenza, avevo 13 anni, e grazie al mio primo allenatore, l’indimenticabile Eliseo Bernardi, mi sono appassionato a questo sport. Dopo anni di lontananza mi sono rimesso in gioco e ho voluto entrare in questa società per portare la mia esperienza al servizio delle nuove leve”.
– Perché ha scelto la pallamano?
“Quando ti viene insegnata la passione per uno sport, così come faceva Eliseo Bernardi, non puoi che continuare a farlo, perché ad insegnare le regole sono capaci tutti, ma farti appassionare a metterle in pratica ci riescono pochi”.
– Il ricordo più bello?
“Il mio esordio in prima squadra: avevo 14 anni, giocavamo su un campo di asfalto in Trentino. Entrai per sostituire un titolare: ero un “bocia” e ricordo ancora le parole del mister: “Fai girare la palla, non prendere iniziative! Vista la posta in palio, la promozione.” Feci gol e, a fine partita, ci fu grande festa nello spogliatoio. L’altro ricordo che non dimenticherò mai è stata l’unica partita giocata, in cui mio padre venne a vedermi, visto che per la sua carriera politica, non riusciva mai a farlo. Ero emozionatissimo e, nonostante ciò, giocai una bellissima gara. Alla fine il suo abbraccio e i suoi complimenti mi fecero piangere dalla felicità”.
– Il lato positivo dell’essere un allenatore?
“Molti sono i lati positivi nel fare l’allenatore. Io do tutto me stesso per la squadra, dentro e fuori dalla palestra, mi faccio in quattro per i miei ragazzi: devi essere un punto di riferimento per loro! Non sarò il migliore allenatore, ma riesco a trasmettere alla squadra la mia passione. Basta guardare i numeri di questa stagione dove, grazie a me, sono tornati a ragazzi che avevano abbandonato. Se un allenatore considera tutti i suoi giocatori alla pari i risultati positivi arrivano sempre”.
– Invece il lato negativo?
“Per me il lato negativo del mio ruolo è il non poter far giocare sempre tutti. In alcune situazioni, quando ti giochi la vittoria punto su punto, sei costretto a fare delle scelte e così noti la delusione negli sguardi di chi non è sceso in campo”.
– Qual è la più grande soddisfazione ricevuta dalla squadra?
“La più grande soddisfazione è stata la partita di ritorno contro il Camisano: abbiamo giocato senza mai sbagliare, sono riuscito ad azzeccare tutti i cambi e abbiamo vinto! L’esultanza a fine gara dei ragazzi è stata da brividi. Ricorderò per sempre il lungo abbraccio in lacrime con Antonio Abruscio. Vedere i genitori e gli atleti di altre categorie venire a tifare per noi è stato emozionante, mi ha fatto capire che stiamo percorrendo la strada giusta per fare diventare grande la nostra Pallamano Vicenza”.
– Il rapporto con i giocatori?
“Meraviglioso! Difficile per un allenatore trovare dei ragazzi come i nostri. La stagione stava andando alla grande, poi purtroppo per colpa di questo maledetto Covid-19, è stata interrotta sul più bello. E anche se non ci possiamo incontrare, Ci sentiamo quasi ogni giorno! Sono convinto che i ragazzi avranno grandissime soddisfazioni nella vita, non solo nello sport”.