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19 Novembre 2024
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Paolo Marzotto con la Ferrari senza freni quando passò sotto ad un passaggio a livello

Come abbiamo già ricordato, Paolo Marzotto condivise con i fratelli la passione per i motori. Qui di seguito riportiamo un episodio, poi divenuto celebre, raccontato proprio da Giannino nel libro “La Ferrari alla Mille Miglia” pubblicato da Edizioni di Autocritica nel 1987.
A parlare in prima persona  Paolo che ricorda l’edizione del 1950: “In quell’edizione della Mille Miglia partecipavamo tutti e quattro noi fratelli, tutti al volante delle Ferrari. A Peschiera vedo una macchina spezzata in due, e riconosco la barchetta di Umberto: “Che è successo”?
“Niente!” Vada via… è un certo Marzotto!” Non eravamo ancora molto popolari. Comunque, per fortuna, Umberto era pressoché incolume, mentre Franco Cristaldi, il suo compagno e futura regista, era finito malconcio all’ospedale.
Io correvo insieme a Marino Marini, l’asso aerosiluranti lista della seconda guerra mondiale, che avevo conosciuto qualche anno prima, mentre prendevo il mio brevetto di pilota. Marina non guidava, ma aveva un coraggio enorme a starmi a fianco ad incoraggiarmi e a salutare la folla, per tutto il tempo. Arriviamo sull’Adriatica sparati. Ad un certo momento, superiamo un treno che correva nella stessa nostra direzione, quando vedo, in lontananza un passaggio a livello che si chiude. Da un colpo di freno, per rallentare e black! Il pedale va giù. Senza che me ne accorgessi, si era Fran tranciato il condotto dell’olio dei freni, ed era rimasto a secco. Io cerco di ragionare rapidamente, mentre Marino seguitava a salutare i passeggeri del treno. Qui, se vado fuori a sinistra, c’è una scarpata della ferrovia e mi rovescio di sicuro, con rischio di rimetterci la pelle. A destra, c’era un saldo di 3 m e poi infilare delle piante messe in modo che, se ci vado addosso, mi ci stessi schianto contro. Alla fine ho deciso una manovra disperata: Di spostarmi tutto sulla destra, di dare una gran sterzata, mettendo una marcia bassa, entrando in testacoda. Mentre facevo questo ragionamento, siamo arrivati vicino al passaggio a livello, mi sono accorto che ci si poteva passare sotto vai sotto, Marino e gli ho dato un gran pugno in testa lui obbedito senza capire il perché: ma non freni? Mi sono buttato sotto anch’io, e bang abbiamo superato la prima sbarra; vai un attimo fuori la testa per prendere la mira e bang siamo tornati sotto anche la seconda sbarra. Quello che non aveva considerato era il treno, e me ne sono accorto tra le due sbarre: me lo sono visto passare a 10,15 cm dalla coda della macchina, nero, e norme. Ho lasciato che la macchina si fermasse da sola. Ma perché ti fermi adesso? Come perché mi fermo? Non abbiamo freni! Ma no che scalogna! Io ero leggermente paralizzato dalla paura: intanto era corsa gente, che ci sia non citava continuare: non fermatevi siete stati così bravi a guadagnare tempo passando sotto le sbarre! In quel momento passa Giannino, e lui è Marco Crosara, come ci vedono fermi, si spargono del finestrino per farci un gesto di scherno. Esclamativo abbiamo girato la macchina e, camminando a passo d’uomo, siamo tornati verso Cesenatico. Non avevamo freni, assolutamente, perché prima di partire abbiamo staccato il freno a mano, per paura che se si rompeva se mi asse, le stesse bloccata una ruota. Quando dovevamo rallentare, marina saltava giù e tratteneva la macchina, con tutta la forza.

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