La parlata tradisce decisamente le origini marchigiane anche se la carta d’identità dice che è nato a Cittadella e che la mamma è padovana.
“Il cuore per metà è veneto anche se il mio accento testimonia che sono cresciuto a Porto San Giorgio”.
Gianluigi Quinzi, 24 anni compiuti lo scorso 1° febbraio, in realtà già a otto anni ha fatto le valigie per trasferirsi oltre oceano, in Florida, all’accademia di Nick Bollettieri.
“Nella mia vita ho saltato qualche tappa – esordisce – e sono andato via da casa giovanissimo. Non so se è un percorso che potrei consigliare. L’importante, per un ragazzino, è fare sport e poi verso i 13-14 anni focalizzare l’attenzione e capire un po’ alla volta quali sono le sue potenzialità. Ognuno ha la sua strada ed è difficile dare consigli”.
Gianluigi, invece, ha bruciato le tappe vincendo tanto da piccolo: a tredici anni è il più giovane tennista nelle classifiche ITF Junior e l’anno successivo conquista quattro tornei consecutivi con una serie di venti vittorie. Poi nel 2012 il successo nel Trofeo Bonfiglio di Milano, nel cui albo d’oro figurano i nomi dei più grandi giocatori mondiali (da Lendl a Courier passando per Ivanisevic e Panatta solo per citarne alcuni), il trionfo con l’Italia nella Coppa Davis Junior e, nel 2013, la consacrazione definitiva alzando la coppa dello Slam più antico, Wimbledon,
“Paradossalmente quando ottieni tante affermazioni quando sei giovane – prosegue Gianluigi – non ti metti in discussione e non pensi di cambiare aspetti del tuo gioco che in quel momento ti danno delle sicurezze. Poi, invece, crescendo, magari quando non fai più risultati contro quelli che di solito battevi, inizi a capire che bisogna lavorare su tanti aspetti e i miglioramenti sono più lenti”.
A 24 anni compiuti, con in bacheca quattro affermazioni nei tornei Challenger, Quinzi ha deciso di ricominciare da Vicenza e da Massimo Sartori.
“E’ una scelta che ho voluto fortemente e maturata durante la quarantena – spiega – Quando é scoppiata la pandemia mi trovavano in Spagna, ad Alicante. Poi, non potendo tornare in Italia, mi sono trasferito per tre settimane a Bilbao, da mia zia, trascorrendo il lockdownd chiuso in un appartamento, senza potermi allenare. Quando c’è stato il primo volo disponibile sono rientrato e ho raggiunto la mia famiglia. Mi sono anche iscritto alla facoltà di Management dello sport, che frequenterò on line, iniziando un nuovo percorso che reputo sia importante per la mia crescita”.
E, come detto, da qualche settimana ha iniziato ad allenarsi con Massimo Sartori a Vicenza valutando di iniziare una nuova collaborazione assieme: “Max lo conoscevo già da tempo – racconta – e al Circolo Tennis Vicenza ho trovato un ottimo ambiente, un’atmosfera tranquilla, un bel gruppo di persone e giocatori importanti come Cecchinato e Fabbiano. Ecco, io sono il più giovane dei… grandi. L’importante per me é non perdere altro tempo per trovare quella qualità che mi porti a compiere il grande salto”.
L’obiettivo è entrare tra i primi 100 della classifica Atp anche se in quest’anno particolare, al momento senza tornei, non sarà facile risalire le posizioni che lo vedono oggi n. 441 del mondo dopo essere stato anche 142 nell’aprile 2019.
“Utilizzerò questo periodo per compiere un lavoro a 360 gradi – ci dice – Sto lavorando molto sul dritto e per rendere il mio gioco più offensivo. E poi c’è il servizio da curare insieme con gli appoggi sul campo, oltre ad acquisire una mentalità vincente: devo imparare a pensare di più, a giocare nel modo giusto nei momenti importanti e ad essere un giocatore che vuole dare battaglia. Del resto Nadal è il mio campione preferito. Mi piacerebbe però avere il dritto di Del Potro, il rovescio di Nalbandian anche se sono mancino e il servizio di Ivanisevic”.
A Vicenza Quinzi ha giocato in passato il Challenger mentre a Mestre ha conquistato uno dei suo quattro tornei Atp.
“Il Veneto lo porto nel cuore e nel sangue, anche se l’accento è decisamente marchigiano”.
Da ragazzino Gianluigi é stato anche un ottimo sciatore: “Mi piaceva moltissimo ed ero anche bravo – svela però ad un certo punto ho dovuto fare una scelta. E credo che il tennis possa offrire maggiori possibilità di carriera”.
Per lui niente calcio anche se si dice “malato” della Juve.
Ai giovani che sognano il grande tennis consiglia di restare vicino a casa: “Credo che si possano vivere meglio le tappe di crescita, continuando a frequentare la scuola e con una confort zone elevata. Poi il tennis ti insegna regole e disciplina che tornano sempre utili nella vita”.
– Conta di più il talento o il lavoro?
“Il talento paga fino ad un certo punto, poi ci vuole il duro lavoro per arrivare in alto. Se vinci tanto da ragazzo é più facile, però nello stesso tempo dopo si deve imparare a convivere con le pressioni dell’esterno, che aumentano quando non arrivano più i risultati”.
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