L’edizione speciale in autonomia, organizzata in tempo di covid-19, ha registrato 860 finisher
Ultrabericus Team non si da per vinta! Nemmeno quando a fermare quasi in toto il mondo dello sport di montagna è quel nemico subdolo noto come covid-19. Dopo la triste rinuncia all’edizione 2020 dell’Ultrabericus Trail in primavera, il team berico è stato costretto ad annullare anche i tre tracciati della Trans D’Havet di luglio.
Ma sarebbe stato troppo facile dare semplicemente l’arrivederci a tempi migliori. Ecco allora nascere l’idea di proporre comunque un tracciato spettacolare, con un suo registro, da percorrere in piena autonomia, scegliendo la data migliore in due mesi di tempo. Metti sulla mappa 41 km e 2.800 m di dislivello positivo, incastraci dentro quattro rifugi, una base di partenza e una di arrivo, stabilisci un format di vecchia data, con i timbri dei rifugi sulla carta invece delle tracce virtuali sul web, ed il gioco è fatto… o quasi.
Se tutti gli operatori coinvolti si sono dimostrati entusiasti della proposta, la vera incognita rimanevano i partecipanti; nata infatti semplicemente per tenere vivo il nome Trans D’Havet in quest’anno particolare, la formula “timbri dei rifugi” ha sorprendentemente incontrato i favori di un pubblico ben più vasto dei soli trail runners, coinvolgendo anche escursionisti estranei al mondo delle gare. Sono passati 65 giorni, dal 25 luglio al 27 settembre, e sul pannello inizialmente bianco posizionato in centro a Recoaro Terme sono andate ad aggiungersi via via le firme e le dediche di tantissimi appassionati.
Alla fine dei conti sono stati ben 860 i finisher, provenienti da 23 province e 7 regioni d’Italia, che hanno accettato la sfida. Tra loro c’è chi se l’è presa con calma, come Francesca Palladini, Federico Pesavento e Marco Bedin, che hanno dedicato alla percorrenza un totale di tre giorni, dormendo nei rifugi sul percorso, e chi invece se l’è sparata tutta d’un fiato, come la coppia composta da Irene Frizzo e Filippo Dal Maso, che ha così fatto registrare i due tempi migliori (6 ore per la prima e 5 ore e 15 minuti per il secondo).
Andando a spulciare la lista dei finisher si scovano anche i più giovani Giulia Cencherle, classe 2003, e Lorenzo Zamberlan, classe 2007, e i capelli più bianchi di Natalina Masiero, classe 1952, e Luigino Peruffo, classe 1945. Non parliamo poi di chi, non soddisfatto di portare a termine una volta il tracciato, ha ben pensato di riprovarci, ancora, ancora e ancora: Ester Zocche si è ripresentata a Recoaro per 9 volte, ancora Natalina Masiero per 8, Roberto Fornaro per 4, altri otto per 3 e ben quaranta hanno fatto il bis.
Menzione speciale a chi ha adottato un approccio alternativo al percorso: Giulio Sudiro, Mireno Marchi, Daniele Santagiuliana e Alberto Canale che hanno con i loro parapendii in modalità hike & fly; Raffaele Cornale in mountain bike (muscolare, sia chiaro) portandosi in schiena il mezzo nei tratti più impervii.
Chissà quante altre storie si nascondono ancora nelle avventure degli 860 partecipanti. Per questo gli organizzatori hanno lanciato un media contest per raccogliere video e foto realizzati dai diretti protagonisti e il prossimo 23 ottobre a Recoaro Terme saranno premiati i migliori.
“Nulla era scontato alla vigilia di questa edizione davvero speciale – ha spiegato l’organizzazione di Ultrabericus Team – ma la grandissima partecipazione raccolta ci ha fatto capire che la voglia di montagna, di sport, di libertà è davvero tanta. Quest’anno il nostro ruolo è stato molto più marginale, ma ci ha fatto molto piacere raccogliere giorno dopo giorno i commenti entusiasti di chi arrivava al traguardo. Di tanto in tanto facevamo i nostri passaggi in zona, per avere i feedback dai nostri punti di riferimento a Recoaro dai rifugisti, e anche qui abbiamo raccolto tanta positività. D’altro canto con paesaggi come quelli delle Piccole Dolomiti la base di partenza c’era già tutta, è bastato riattivare le nostre relazioni sul territorio e la risposta è stata a dir poco grandiosa. Speriamo ora di poterci rifare con un’edizione 2021 finalmente covid-free.”
Il tracciato
Nei suoi 41 km di sviluppo il percorso proposto ha preso il via dal centro di Recoaro Terme. Da qui gli atleti, fatte solo poche centinaia di metri sull’asfalto, si sono infilati sui sentieri che si inerpicano verso l’Alpe di Campogrosso, transitando per contrada Ulbe e località Povaraste. Un primo scollinamento nei pressi del rifugio Campogrosso per prendere un po’ di fiato prima di lanciarsi nella tosta scalata verso il Rifugio Fraccaroli sulle pendenze di Bocchetta Fondi. Raggiunti i 2.237 m, da sempre Cima Coppi della Trans d’Havet, si iniziava la progressiva discesa verso il Rifugio Scalorbi e si proseguiva quindi lungo i dolci saliscendi che per tutta la Catena delle Tre Croci portano in serie a Passo della Lora, Passo Zevola, Passo della Scaggina e Bocchetta Gabbellele. Raggiunta a quel punto Malga Campo Davanti si risaliva il monte Campetto fino al Rifugio Montefalcone e poi si proseguiva in cresta fino a Cima Marana. Da qui con una picchiata fino a contrada Righi per rientrava verso Recoaro Mille per la località di Pizzegoro. Si proseguiva infine la discesa in bosco fino a sbucare alle Fonti Centrali per chiudere in centro storico, dove si concludeva con sfilata finale lungo Via Lelia e Via Roma, per arrivare al timbro finale del check point di Tuttosport.
Credit fotografici
©Roberto Righetto
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