Il “Cantico dei cantici” ad accogliere l’ingresso del feretro, ricoperto di fiori bianchi e con incisa la R che aveva indossato sulla maglia, l’Ave Maria per accompagnarlo per la… trasferta più lunga.
In tanti hanno voluto dare l’ultimo saluto ad Ernesto Galli, l’indimenticato portiere biancorosso scomparso domenica mattina a 75 anni.
C’erano i compagni del Real Vicenza Lelj, Verza, Filippi e Monica Salvi, figlia di Giancarlo con il giovanissimo Matteo; una rappresentanza del Vicenza di Guidolin con in testa il presidentissimo Pieraldo Dalle Carbonare e poi Fabio Viviani, Gino Sterchele, Gabriele Ambrosetti, Andrea Fabris, Sergio Vignoni, Enzo Manuzzato, Massimiliano La Mola; e poi il Vicenza di oggi con Mimmo Di Carlo, Paolo Bedin, Giuseppe Magalini, Antonio Cinelli e Simone Guerra. E ancora Toto Rondon, Lionello Manfredonia, Gabriele Savino, Daniele Fortunato
In mezzo altri voti noti e meno conosciuti a testimoniare l’affetto alla signora Gabriella, ai figli Adriano e Maria Laura, ai nipoti Giulio ed Elisa.
E poi una rappresentanza di tifosi ad attenderlo fuori con un lungo striscione di saluto: “Ciao Ernesto”.
A fatica, ad inizio della cerimonia funebre celebrata da Don Gianni Magrin, Beppe Lelj, indimenticato terzino del Real Vicenza, é riuscito a trattenere la commozione: “Ci siamo conosciuti 44 anni fa e da allora non ci siamo più lasciati – ha esordito – Il mio saluto é quello del popolo biancorosso. Mi piace pensarti nei campi celesti a rinforzare quella squadra biancorossa di cui fanno parte tra gli altri Giancarlo Salvi e Gibì Fabbri”.
Ha preso poi la parola Fabio Viviani, centrocampista del Vicenza di Ulivieri e Guidolin: “Ho sempre chiamato i miei allenatori mister, ma con te é stato diverso da subito. Oggi vorrei dirti grazie anche a nome dei compagni che oggi non possono essere presenti a darti l’ultimo saluto. E stato un onore conoscerti, condividere assieme le tante vittorie e le poche sconfitte. Sei stato un punto di riferimento e spesso bastava uno sguardo per capirci. Sempre forte, equilibrato, pronto a dare una mano, a concedere un’altra possibilità. Avevi davvero un cuore grande. Mi sono arrivati tanti messaggi, ma ne leggo solo uno, quello di Gino Sterchele, il ragazzo che hai fatto crescere da quando aveva 13 anni e diventare prima uomo e poi un grande portiere: Ti devo tutto”.
La figlia Maria Laura ricorda invece come il papà, sotto lo sguardo un po’ burbero, fosse buono con tutti: “Volevi bene e ti facevi voler bene – ha sottolineato – Resterai per sempre il numero 1 in ogni senso”.
E poi il vangelo di Matteo con la parabola dell’uomo saggio che costruisce la sua casa sulla roccia a differenza dello stolto che la edifica sulla sabbia.
Già Ernesto Galli aveva fondato la sua dimora stabile sulla famiglia, sugli amici più cari con cui condividere le sfide a carte, sul pallone, sull’amore per la bici, sulle cose semplici ed autentiche che facevano parte della sua vita quotidiana.
Ciao Ernesto, buon viaggio!