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21 Novembre 2024
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Paolo Rossi e il suo ultimo “anticipo”

Eh no, caro Paolo, questa volta il tuo proverbiale anticipo ha sorpreso davvero tutti.

Quella tua capacità di arrivare sempre un attimo prima dei giocatori avversari, facendo ammattire i difensori di mezzo mondo (e forse anche di più!), questa volta ci ha colto impreparati.

Ci eravamo lasciati a febbraio scorso per quella grande festa in occasione del conferimento della tua cittadinanza onoraria.

Un atto formale perché tu Vicenza la portavi nel cuore da sempre, da quando giovanissimo, poco più che ventenne, vi arrivasti voluto da Giussy Farina, quel giorno in cui invano chiedesti indicazioni su dove fosse via Schio 21, la sede del LR Vicenza, finchè un signore ti rispose: “Ma poteva dirlo che doveva andare allo stadio!”.

Già, il Menti che ti consacrò nel calcio dei grandi, prima con la promozione in serie A e poi quel secondo posto alle spalle della Juventus: 94 presenze e 60 reti in tre anni recitano le statistiche.

In realtà il legame è stato da subito più profondo ed è stato qualcosa che neppure tu riuscivi a spiegare quando ti dicevano che eri vicentino a dispetto dei natali a Prato.

La tua era la “bella favola”: piaceva a tutti la tua faccia da bravo ragazzo, il sorriso coinvolgente, la disponibilità con cui ti ponevi con chi ti stava di fianco, che si trattasse di un amico o di chi semplicemente voleva salutarti o rivolgerti un complimento.

Anche a me, la prima volta che ti intervistai, giovane cronista di un piccolo giornale, dedicasti l’attenzione che avresti riservato ad un inviato del Corriere della Sera.

In realtà ci conoscevamo da prima: le nostre case confinanti con un pezzo di giardino in mezzo, il tuo matrimonio da favola con Simonetta Rizzato.

E poi quante volte ci siamo incrociati per le strade di Vicenza dove, anche una volta smesso di giocare, decidesti di continuare ad abitare per oltre trent’anni.

Il tuo nuovo lavoro nel settore immobiliare a fianco di Giancarlo Salvi, il compagno e l’amico che hai portato sempre nel cuore anche quando se n’era andato improvvisamente.

La settimana scorsa c’erano Simonetta ed Alessandro, il tuo primogenito, a salutare per l’ultima volta in Duomo Ernesto Galli, un altro grande di quel Real Vicenza in cui eravate riusciti a formare una squadra di amici veri che, ogni volta che potevano, avevano il piacere di ritrovarsi e di stare assieme come se il tempo non fosse passato e i capelli non fossero diventati bianchi.

Anche quando la vita ti vedeva impegnato in vesti differenti (opinionista tv, ma anche imprenditore della tua azienda Poggio Cennina in Toscana) tu restavi “Pablito”, il campione del mondo e capocannoniere di Spagna 1982, il pallone d’oro.

E per i tifosi biancorossi eri il loro goleador: negli ultimi anni eri diventato anche “ambasciatore” nel mondo del LR Vicenza Virtus chiamato da Renzo Rosso a ricoprire un ruolo che già prima era tuo perché chi meglio di te poteva testimoniare l’attaccamento per quei colori?

Certo, eri tornato a vivere in Toscana insieme con Federica Cappelletti, la donna che amavi e che era diventata poi tua moglie e mamma delle tue meravigliose bambine, Maria Vittoria e Sofia Elena.

Loro rappresentavano il tuo universo privato, le radici del tuo essere marito e papà, innamorato e presente fino alla fine, prima dell’improvviso ricovero all’ospedale di Siena.

Lì hai voluto fare l’ultimo scatto, bruciante, quello che era solito lasciare sul posto i difensori e, invece di far piangere il Brasile (il titolo del tuo primo libro!), hai inumidito gli occhi di milioni di tifosi, italiani e non solo.

E proprio Vicenza ti tributerà l’ultimo saluto, venerdì con la camera ardente predisposta al Menti e sabato  con il funerale in Duomo, la stessa chiesa che in questi giorni ha pianto Ernesto Galli e Mario Maraschi. L’ingresso sarà consentito solo alle persone invitate dalla famiglia, del resto forse neppure lo stadio avrebbe potuto contenere tutti quelli che avrebbero voluto dirti addio per l’ultima volta o semplicemente grazie per le emozioni che sei riuscito a regalare.

Ciao Paolo, “Pablito” per sempre e, soprattutto, persona speciale. Resterai nei nostri cuori e di quelli che portano la R “cucita” sul petto: la R di Vicenza, ma anche di Rossi. Ci mancherai!

Paola Ambrosetti

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