CALCIO SERIE B – “Faber est suae quisque fortunae” dicevano i latini che, tradotto, significa “Ciascuno é artefice del proprio destino”.
Mimmo Di Carlo sposa appieno la celebre frase attribuita a Sallustio trasferendola al campo e, in particolare, al suo LR Vicenza che, nelle ultime quattro partite che mancano alla fine del campionato, deve essere artefice della propria… salvezza.
E, per farlo, bisogna che migliori nella fase di non possesso palla e, nello stesso tempo, abbia più coraggio in avanti: “Dobbiamo puntare su noi stessi – dichiara il tecnico biancorosso – Abbiamo bisogno di concretezza, determinazione e grandi motivazioni. Da qui alla fine saranno tutte sfida da… Champions League. In questa stagione abbiamo dimostrato le nostre qualità tecniche ed umane. E’ vero, nelle ultime tre partite prima della sosta, avevamo rallentato, ma non siamo mai tornati indietro. Cercheremo di dare il massimo per ottenere il nostro obiettivo, però non vorrei che a qualcuno venisse il braccino quando le palle scottano e i punti diventano davvero pesanti. Proprio in questi frangenti si vede la personalità”.
Dalla sua Di Carlo ha una squadra in salute: “I ragazzi stanno bene, sono 24 i giocatori convocati e tutti li considero titolari. Questi 10 giorni ci sono serviti per ricaricare le batterie e per preparare al meglio la trasferta di Chiavari, in un campo sintetico in cui è difficile giocare contro un’avversaria penalizzata dalla classifica che però ha disputato ottime partite”.
Recuperati Meggiorini, Dalmonte e Nalini, non saranno della gara contro la Virtus Entella soltanto gli squalificati Rigoni e Padella e Lanzafame, che dovrebbe però essere recuperato a breve.
“Dobbiamo dare uno scossone a questa classifica – prosegue l’allenatore – Ed è importante avere la rosa quasi al completo anche perchè poi è previsto un turnover in vista della sfida ravvicinata di martedì, al Menti, con il Brescia. E, poi, anche dovessimo vincere, non avremmo la matematica certezza della salvezza”.
L’ultimo pensiero é per i tifosi: “Alla fine sono loro i più penalizzati: in uno stadio di 20000 spettatori farne entrare 5000 non credo sia un problema al di là dell’emergenza che stiamo vivendo. Sinceramente, non capisco perché si continui a frenare in questo campo mentre poi gli autobus o i treni sono pieni e senza distanziamento, per di più in spazi chiusi. Di certo, i nostri tifosi ci sono mancati tantissimo anche se ci sono sempre stati vicino seppur a distanza”.