In questa seconda giornata del Challenger “Città di Vicenza” uno dei protagonisti più attesi era sicuramente lui. Andrey Rublev a soli diciassette anni (diciotto li compirà il prossimo 20 ottobre) è già riuscito a conquistarsi un posto di primo piano tra i giovani emergenti. Non a caso nel 2014 è salito al primo posto nelle classifiche Junior vincendo il Roland Garros giovanile, la medaglia di bronzo nel singolare e quella d’argento nel doppio ai Giochi olimpici giovanili a Nanjing. Ancora fresche, poi, sono le vittorie contro Pablo Carreno Busta a Miami, Fernando Verdasco a Barcellona e Jarkko Nieminem a Ginevra che l’hanno fatto balzare sotto i riflettori del grande pubblico.
Ed in parecchi oggi a Vicenza erano curiosi di poterlo vedere dal vivo sui campi di contrà della PIarda. Doppio turno di qualificazioni, con prima una vittoria piuttosto agevole contro il croato Mektic e, quindi, una decisamente più sofferta in tre set contro il solido argentino Londero.
“E’ stato un inizio di torneo difficile – ci dice al termine della sfida Andrey, nato a Mosca figlio di un ex pugile e di una coach di tennis – Nei giorni scorsi non mi sono potuto allenare a causa della pioggia e così non mi sentivo benissimo e, magari, ho sbagliato qualche colpo di troppo”.
– Gli obiettivi per questa settimana?
“In realtà non ho un obiettivo se non quello di cercare di fare del mio meglio e di giocare un buon tennis”.
– Ma ha accusato un po’ le difficoltà nel passaggio dai tornei giovanili a quelli dei “grandi”?
“Sicuramente si tratta di un passaggio difficile anche perchè il livello dei giocatori che incontri è davvero molto alto. Io, però, cerco di focalizzare l’attenzione su me stesso, sul mio gioco, su come migliorare e non penso agli altri, che magari hanno molta più esperienza nel circuito”.
– Infine un consiglio ad un giovane che sogna di intraprendere la carriera di tennista professionista?
“E’ fondamentale che tutta la sua vita sia concentrata sul tennis: non basta giocare, bisogna vivere per questo sport e poi cercare di fare più del meglio delle proprie possibilità”.
Paola Ambrosetti
