E poi, all’improvviso, il più bel primo tempo della stagione. E chi se lo aspettava? La gara contro il il Benevento ci ha mostrato, finalmente, un Vicenza come lo vorremmo sempre vedere. Ovvero tosto, grintoso, cattivo al punto giusto, che gioca a testa alta contro un’avversaria sulla carta più forte, e che a fine partita non può recriminarsi niente, a parte – certo – il fatto di aver sbagliato una tonnellata di occasioni… Ma, tolto questo (a gennaio qualcosa cambierà, per forza) è così che si deve giocare, esattamente così. In questo modo si riparte, è da quel primo tempo che passa la salvezza: da quell’assedio nel finale sotto la sud, con la curva a spingere, aiutata per una volta da quello che succede in campo. Così. E se poi il gol “non vien”, se prendi pali, se cominci a pensare che la sfiga ti perseguita… Pazienza, vorrà dire che siamo andati in credito con la fortuna, ci tornerà utile. Ma ci abbiamo provato, eccome, ed è tutto un altro giocare. Insomma, se si gioca cosi ci si può salvare, è fuori da ogni dubbio.
Ma ora accontentarsi sarebbe l’errore più grande, non basta uno sprazzo di quello che potrebbe essere per dare il malato per guarito, o pensare che basti solo questo per convincersi che l’impresa è possibile. Ora, nelle prossime due partite (e la testa va messa prima sul Novara, niente pensieri pre-derby, a quelli ci pensiamo noi) va dimostrata quella continuità che inseguiamo, vanamente, dall’inizio della stagione. In primis per raccogliere punti: anche se è vero che la classifica è corta siamo ancora penultimi e non si può perdere ancora tempo e terreno prezioso. Ma ancora di più perché sarebbe la conferma che, dopo un inizio di alti e bassi sconfortanti, abbiamo finalmente trovato un minimo di stabilità, e siamo in grado di evitare quelle oscenità viste nei mesi scorsi. Il tutto facendo leva sulle qualità morali, prima che tecniche. Quelle che abbiamo sempre invocato in questi mesi, quelle che sono necessarie per trascinare tutto l’ambiente.
Da qui passa anche il giudizio sul lavoro di Bisoli. La mano del mister si vede tutta e al bilancio manca solo un po’ di continuità di risultati (e a volte di gioco, ma il centrocampo non ti permette di volare troppo con la fantasia), per essere bollato come più che positivo. Gli va dato atto che la situazione che si è trovato davanti, quando è arrivato, era da allarme rosso: la squadra prima di tutto non correva, non c’era altra soluzione che caricare di brutto i carichi di lavoro e a questo, probabilmente, si riferiva dicendo che avremmo fatto i “conti a dicembre”. A dicembre ci siamo arrivati, sembra con un po’ di fiducia. Ora vediamo però di non disperderla, facendoci del male da soli. Serve lo spirito di quel primo tempo: solo così possiamo evitarlo.