Parliamoci chiaro: è andata male, ma l’unica soluzione è rimettersi a lavorare, a fare flessioni, e tornare a “mangiarsi” campo e avversari come avevamo fatto a dicembre, tutti uniti verso la salvezza, senza perdersi troppo in polemiche. In vista dell’Ascoli, e dopo il capitombolo interno con la Salernitana, la pensiamo così. Non si deve essere tra i catastrofisti, non è il momento, anche se a guardare i soliti infortuni e le cifre dell’attacco, con soli 18 gol messi a segno in tutto il campionato, verrebbe un po’ da farlo, ma – appunto – questo è il momento di sostenere la squadra. E’ vero, siamo tornati un po’ indietro a livello di classifica e di prestazione (più o meno siamo tornati a… novembre), ed è evidente che ci sono dei problemi da correggere il prima possibile, ma ora si tratta solo di remare tutti dalla stessa parte. A partire dalla prossima partita, sperando che la squadra tiri fuori di nuovo orgoglio e grinta, e un po’ di intelligenza e umiltà nell’affrontare la gara.
Intelligenza, prima di tutto, perché i punti li stiamo lasciando in giro un po’ da polli, a dire il vero. A parte il “furto” con la Spal, a Bari la partita l’avevamo raddrizzata, ma poi – forse perché convinti di poter vincere – abbiamo lasciato degli spazi fatali. Con la Salernitana idem: prendere un gol dopo dieci minuti per essere stati troppo molli, sapendo che facciamo una fatica enorme a creare occasioni e a fare gol, è un segnale dello stesso tipo. La partita va indirizzata dove vogliamo noi, sapendo che rispetto a inizio anno è cambiata la prospettiva con la quale gli avversari ci affrontano, specialmente in casa: prima arrivavano pensando di sbaragliare il campo e noi li fregavamo (su tutte il Verona), ora sono più chiuse, si fa fatica a bucarle, alla prima disattenzione ci puniscono e, una volta subito il gol di svantaggio, non riusciamo a recuperare e a mantenere la partita in mano.
Serve intelligenza, nel leggere la partita e nel riconoscere le proprie qualità e i propri difetti, la stessa cognizione che ci sarebbe voluta anche per capire che questo non era proprio l’anno delle scommesse azzardate in sede di mercato e che quindi al problema dell’attacco ci si doveva pensare prima e non – come purtroppo si poteva immaginare – quando ad Ebagua sarebbero venuti i primi acciacchi. Siamo un po’ corti, in panchina è difficile pescare il giocatore che ti cambia la gara (la “zanzara” De Luca finora è più un “acaro”, concedeteci la battuta), e con questo ci dovremo fare i conti. Andava capito prima e ora vediamo tra gli svincolati cosa si riuscirà a pescare… Certo a fine febbraio, con l’incognita delle condizioni atletiche di chi arriva, siamo sempre sul piano delle scommesse.
E poi l’umiltà. Perchè, questo è chiaro, prima della Salernitana ci si augurava la vittoria, si sperava di sfruttare il fattore Menti in due partite consecutive in casa, ma la sensazione arrivata dal campo è che ci si fosse dimenticati che, per vincere, ogni centimetro sul campo va guadagnato con determinazione e fatica. Ci vuole umiltà, anche nel dire che non siamo una squadra che può sopperire con le individualità (non ora, almeno) ai momenti di cedimento della corsa e della voglia. Avevamo costruito la rimonta su questi due aspetti ed è l’unica maniera per salvarsi. Teniamolo in mente, già domani contro l’Ascoli.