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23 Dicembre 2024
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La svolta? Sarà correre come Adejo

(ph. Zonta - SPORTvicentino)
(ph. Zonta – SPORTvicentino)

Possiamo parlare di svolta oppure no? Dopo una vittoria come quella contro il Pisa (in 10 contro 11, in rimonta, con lo stadio pieno, al momento giusto, proprio quando serviva) verrebbe da dire (e molti l’hanno detto) che potrebbe essere arrivato il momento della svolta. E – fatta però una decisa e vigorosa “stretta scaramantica” – ci si potrebbe anche azzardare a dirlo. D’altronde è stata la prima vittoria del 2017, per di più in uno scontro diretto. E poi è arrivata dopo averla cercata fino all’ultimo, tirando fuori gli attributi e ci ha permesso di portarci fuori, seppure di poco, dalla zona a rischio. Insomma, a vederli così sembrerebbero tutti segnali che potrebbero anche indirizzare a un certo ottimismo.

Ma a cercare di osservarli un po’ più a fondo, magari con l’occhio di chi ha sofferto come un cane negli ultimi anni per questi colori, e si ricorda troppe cose brutte, e non con quelli dell’occasionale che si presenta al Menti solo se il biglietto costa poco o la squadra è in testa la classifica, forse è il caso di affermare – liberando finalmente le mani dalla stretta – che è decisamente troppo presto per dirlo. Da sola una vittoria serve a poco e di punti da recuperare ce ne sono ancora tanti, e se ci si rilassa un attimo, o se si pensa più al reaggeton e ai social che al campo, si fa presto a tornare indietro e a trasformare i sorrisi di domenica sera nei soliti improperi di varia natura.

Intendiamoci: col Pisa siamo stati bravi, di sicuro è andata bene, di lusso per come si era messa
– e nessuno criminalizzi Orlando, a 20 anni le fesserie si possono perdonare – ma la festa si fa il 22 maggio. Basta guardare la classifica e rendersi conto delle 9 squadre in 5 punti per capire che c’è poco da rilassarsi, che se ne sbagli una torni sotto. Servono punti, e serve farli ovunque, senza fantasticare sul fatto che ci sono altri quattro scontri diretti al Menti, il primo dei quali contro il Brescia di Gigi Cagni. Niente tabelle, non ce lo possiamo permettere e soprattutto – anche se sarebbe giustificato ricordando quello schema unico “palla a Giani e lancio lungo” – non possiamo pensare di puntare sulle disgrazie altrui.

Anche perché di disgrazie ne abbiamo già noi fin troppe in casa, a cominciare dagli infortuni. D’Elia ormai è un mistero – e ci dispiace, perché al massimo della forma sappiamo bene cosa può dare – che andrebbe studiato dalle migliori équipe mediche, la pubalgia di Ebagua qualcosa che Giulione si porterà dietro fine a fine anno, e per tutti gli altri (ormai la lista è sempre troppo lunga per citarli tutti) ormai tra “terapie e palestra”, “programmi personalizzati”, “sedute differenziate”, “parte del lavoro svolta col gruppo”, “indolenzimenti” e “fabinho”, sono finite le parole da usare. Quindi lasciamo perdere le svolte e pensiamo solo alla prossima, con il Frosinone di Marino, dove servirà correre e di brutto, stile Adejo per recuperare Manaj. Ecco, quella corsa, quel recupero che ha fatto esplodere una curva. Se proprio vogliamo trovarla, una svolta, è proprio quella: domani intanto ripartiamo da lì.

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