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23 Dicembre 2024
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Col Brescia è un derby. Lotito? Anche no

vicenza-como-serie-b-2015-curva-sud-1A guardare Vicenza – Brescia ci sarebbe davvero tanto da scrivere, con molti aspetti da considerare. Si potrebbe partire dalla rivalità storica, proseguendo con il fatto che se domenica non si vince è un disastro. Oppure potremmo puntare su quanto sarà importante il Menti, o sul fatto che voci di corridoio danno la squadra “depressa”, sorprendente anche se comprensibile dopo quanto visto a Frosinone. Ma tutte queste premesse si possono riassumere, secondo noi, nel fatto che domenica giochiamo praticamente un derby e, come tutti i derby, si devono vincere. Tutto qui, senza troppo girarci attorno.

Lo è per tanti motivi, uno dei quali è che dall’altra parte c’è Gigi Cagni. Un ex, che fino a qualche giorno fa eravamo pronti a ignorare, se non fosse che il suddetto ha pensato bene di esprimere la sua opinione su quell’annata disastrosa (il 2011-2012) che lo ha visto in parte sulla panchina biancorossa, e sostenere che “quella retrocessione non è sua”. Ora, detto che capiamo le difficoltà, visto che ci ricordiamo bene quell’anno, dai cambi di allenatore (Baldini, Cagni, Beghetto, Cagni) e di presidenti (Cassingena, Masolo), passando per dei “grandissimi” colpi di mercato (Possebon, non serve citarne altri!), e non dev’essere stato facile, noi ci ricordiamo una cosa ben diversa. Ovvero partite passate a sacramentare, in cui la porta avversaria l’abbiamo vista col binocolo, tutti concentrati a fare bene quell’unico schema – il lancio lungo di Giani – che finiva inevitabilmente per farci perdere palla ogni santissima volta. Insomma, fare un distinguo a distanza di anni non ci è sembrata un gran mossa. Non c’è niente di cui vergognarsi: c’è chi è arrivato e ha ridato una logica a una squadra, come Lerda lo scorso anno o Bisoli in questo, chi invece non c’è riuscito e potrebbe pure ammetterlo, invece di nascondersi dietro un paravento, seppure gigante, di nome Cristallini, dicendo che “non voleva più lavorare con lui”. Insomma, trovarselo di fronte mette sul piatto un motivo di rivalsa in più e anche per questo mandarli tutti a casa sconfitti (e soprattutto zitti) sarebbe ancora più gradevole, oltre che fondamentale per la salvezza.

E poi, per finire, c’è Lotito, che con il derby con c’entra nulla, ma che si è candidato alla presidenza di Lega B per succedere ad Abodi. Abbiamo letto che la società sta valutando la possibilità di appoggiarlo e da fuori ci sembra una scelta difficile da comprendere. O almeno incoerente perchè se il Vicenza ha preso finalmente la strada del risanamento, noi questo concetto lo intendiamo non solo dal punto di vista economico, nel senso che sarebbe bello tirare dritti per la nostra strada (salvezza, conti in ordine, giocatori di proprietà, settore giovanile, stadio) stando alla larga da chi gioca su più tavoli in evidente conflitto d’interessi, in Lega A e B, pensando prima di tutto a tutelare le regole di un gioco che ci ha lasciato troppe volte perplessi di fronte a certe situazioni – fallimenti, penalizzazioni, calcioscommesse – mentre si racconta, tanto per fare un esempio, che il “vero problema del calcio italiano sono gli ultras” e tutti si autoassolvono. Qualcuno ci spieghi meglio. Per noi il calcio italiano si cura prima di tutto ridandogli credibilità. A partire, altro esempio, da sistemi di controllo: per acquistare il Leeds a Cellino stavano facendo persino le… radiografie… Da noi si presenta chiunque e vedi società storiche scomparire. Con tutto questo, e con il doveroso rispetto, cosa c’entra il multiproprietario Lotito?

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