E alla fine ci siamo arrivati, anche questa volta. Dopo aver perso – beffati – il derby contro il Verona, ma soprattutto dopo aver perso una quantità infinita di punti per strada, la gara di sabato contro la Ternana rappresenta quello che si può definire il crocevia di un’intera stagione.
Un incrocio dove ci giochiamo tutto: se vinciamo possiamo ancora ‘sperare’, vivendo – sia chiaro – nello stesso modo anche le prossime gare. Diversamente sarebbe un disastro, non c’è altra parola per definirlo. E’ evidente che sia così. Lo sarebbe per la classifica, paragonabile all’orlo di un burrone, ma lo sarebbe anche per il futuro, visto che il piano di risanamento ci sembra molto più complicato in caso di Lega Pro. Quindi non ci sono alternative: o vinciamo oppure sfioriamo un’altra volta lo psicodramma collettivo e forse basterebbe questo per dire quindi che sabato è la “Partita”, con la ‘p’ maiuscola, che volevamo evitare, che invece purtroppo ci aspettavamo e che dobbiamo vincere.
Lo è anche per un altro motivo, forse quello più importante: ovvero dimostrare, ancora una volta, che il tifo a Vicenza non manca mai, indipendentemente dalle difficoltà, e che in queste situazioni è l’arma in più per tirarsi fuori dai problemi. Non meritiamo di retrocedere, almeno noi, e dobbiamo dimostrarlo anche sabato: è l’unico modo per pretendere dopo che si inizi finalmente a imparare dai soliti errori, invece di continuare a perseverare. Questo lo diciamo perché, in situazioni del genere – d’altronde in questi anni ne siamo diventati esperti – concentrarsi solo sulla partita, lasciando da parte il modo in cui ci siamo arrivati, conviene a molti che non si meriterebbero questa cautela. Pensiamo a società e giocatori, i protagonisti che ci hanno trascinato un’altra volta fino a questo punto, a forza di mercati che indeboliscono, invece che rafforzare, e prestazioni da dilettanti, invece che da professionisti… E di questo non ci si deve scordare. Allo stesso tempo non è il momento di fare polemica, ma solo di non fare mancare il supporto per tutti i novanta minuti, nonostante il fastidio di ritrovarsi ancora una volta con l’acqua alla gola. Se ha un senso il coro “Noi siamo Vicenza” forse è proprio questo.
L’ultima parte infine la vorremmo dedicare a un commento (e a una domanda) sull’operato delle forze dell’ordine di Verona. Lo facciamo perché eravamo tra quelli che stavano nel settore ospiti e che, dopo aver atteso oltre un’ora per uscire dallo stadio, stavano aspettando pazientemente che si aprissero i cancelli del parcheggio per tornare e a casa e che in quel momento si sono visti arrivare addosso una pioggia di lacrimogeni senza alcun motivo. Senza alcun motivo: meglio ribadirlo, visto che a leggere certi notizie è sembrato che fossimo stati noi a scatenare una guerriglia, prima e dopo la partita. Non vogliamo essere ipocriti, è chiaro che in questo tipo di trasferte le situazioni a rischio possono essere molte, nessuno è impeccabile, tutti possono sbagliare, e non vogliamo insegnare a nessuno a fare il proprio mestiere… Ma se nel 2017 non si è in grado di controllare 1800 persone chiuse in un parcheggio, che non stavano facendo nulla, forse è il caso di consigliare a qualcuno – come facciamo ai calciatori scarsi – di cambiare lavoro.
Per fortuna non è successo nulla, ma poteva succedere di tutto. Si può sapere il perchè?