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23 Novembre 2024
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Pegoraro saluta Vicenza e il basket di vertice: “E’ il momento di fare altre scelte di vita”

pegoraro-velcofin-vicenza-basketDa Rovigo a Venezia, quindi Reggio Emilia, S. Martino di Lupari e Umbertide: un bel girovagare, sempre con la palla a spicchi in mano e nel trolley da viaggio l’obbiettivo di crescere e affermarsi come giocatrice. Anni spesi tra palestre e libri, tra settori giovanili, campionati senior, banchi di scuola e aule d’università. Poi Giulia Pegoraro si è fermata a Vicenza: un paio di stagioni, né più né meno di tante altre compagne, ma ampiamente sufficienti a farne il punto di riferimento del basket in biancorosso. Non solo in prima squadra, della quale è presto divenuta il leader naturale, ma anche nel minibasket e nell’attività di promozione attraverso i progetti scuola. Sempre sorridente, positiva, professionale e coinvolgente, “Pego” si è fatta in quattro, creando un legame strettissimo con società e appassionati che sembrava destinato a durare nel tempo. Sembrava, appunto. Perché a soli ventotto anni, fisico integro e un futuro sul parquet ancora tutto da scoprire, Giulia ha deciso di fermarsi, guardare avanti e costruirsi un domani non necessariamente legato al basket giocato.

“Sono via di casa da quindici anni, a quattordici vivevo da sola a Venezia per inseguire i miei sogni – racconta – ho seguito un percorso di studio in parallelo all’attività sportiva da professionista: mi sono laureata in Scienze Motorie, da quattro anni frequento la scuola di osteopatia e ne avrò per altri due. Perché mi fermo? Perché sono una persona che dedica e dà tutta se stessa agli impegni che assume e sono giunta ad un momento della mia vita in cui le energie che spendo per la pallacanestro – e che sono sempre state il 99% del totale a mia disposizione – sono troppe rispetto a quelle delle quali ho bisogno per le altre cose. Me ne servono di più per studiare, per dedicarmi alla scuola e al mio futuro: purtroppo, non sarei più riuscita a continuare a fare al meglio tutto quello che facevo. Purtroppo o… per fortuna, dato che la determinazione è sempre stata il ‘primo motore’ della mia carriera. Ho voluto fare tutto al massimo e dovevo prendere una decisione: fino ad oggi ho condizionato ogni scelta alla pallacanestro, vita familiare, scolastica, scuola di osteopatia in funzione del club dove giocavo – allora ero a San Martino – scuola che ho anche interrotto per un anno quando sono andata ad Umbertide. Per la prima volta ho sentito la necessità di non decidere più in funzione della pallacanestro ma di mettere in primo piano la mia vita extra sportiva”.

Certo che una simile decisione non può non sorprendere: soprattutto perché giunge al termine di una stagione dai numeri importanti, che ha riconosciuto a Giulia i caratteri di affidabilità e continuità, per tacere di una leadership all’interno del parquet spesso determinante nell’economia del campionato. Il “Pego” pensiero, al solito, è di una disarmante lucidità. “Ho sempre desiderato finire al top: disputare una bella stagione e poi salutare tutti. Non ho mai avuto l’idea di continuare sino a quando le gambe mi tengono in piedi. L’aver fatto una bellissima annata, forse la migliore anche a livello statistico, della mia carriera, mi permette di dire, con serenità, di aver effettivamente dato tutto quanto mi era possibile e di aver ottenuto le soddisfazioni che meritavo e che, precedentemente, non avevo raccolto. Guardando a società e squadra, è stata davvero una bella avventura: qualche infortunio in meno, compreso quello dell’allenatore, e, forse, ce l’avremmo fatta. In quel caso, probabilmente, non sarei riuscita a prendere questa decisione: difficile rinunciare all’A1 dopo averla conquistata sul campo. La sconfitta con Bologna mi ha “aiutato” nella scelta, anche perché la delusione è stata grande: arrivati lì ci credevamo davvero. Ringrazio VelcoFin, perché a Vicenza ho trascorso due anni importanti, giunti dopo la stagione di Umbertide segnata da un grave infortunio che mi ha costretto ai box per quasi sei mesi. Rientrare è stato difficile, a Vicenza ho trovato una società che ha creduto in me, un allenatore che mi ha dedicato tanto tempo, soprattutto nelle sedute del mattino, il secondo anno ancora più del primo. Ho ritrovato fiducia in me stessa e un’ottima condizione fisica: a parte l’incidente in Umbria sono sempre stata e sto davvero bene”.

“Pego lascia un vuoto umano e professionale, tanto nella squadra quanto nel club, che non sarà facile colmare”, commenta il gm Mario Bedin. “Da lei abbiamo ricevuto molto e altrettanto, spero, abbiamo dato. La decisione ci ha un po’ sorpresi, ma non sconcertati: le due stagioni a Vicenza ci hanno permesso di conoscere e apprezzare un’ottima giocatrice e, soprattutto, una persona con principi saldi, idee chiare e grande amore per il basket. E le auguriamo ogni bene, confidando che, magari in altri ruoli, continui a restituire alla pallacanestro quanto dalla stessa ha ricevuto”.

“Senza dubbio sarà così – conferma il play rodigino – il basket è stato ed è la mia vita, quindi ne rimarrà parte importante. Le persone che mi sono vicine sanno quanto ho dedicato a questa disciplina. La laurea in Scienze Motorie mi rende facile rimanervi a contatto, come osteopata vorrò sicuramente collaborare con atleti e atlete: e, in più, dal 30 Luglio al 6 Agosto sarò a Paderno del Grappa per frequentare il corso ‘allenatori di base’. Non è tutto. Perché il bagaglio di esperienze e conoscenze sarà a disposizione del Rhodigium Basket, il club della mia città: allenerò il gruppo Under 14, darò una mano al settore minibasket, farò la preparatrice atletica di tutte le squadre giovanili e, senza impegno, aiuterò anche la squadra senior che partecipa al campionato regionale di serie B. Senza impegno significa che il mio percorso extra basket avrà sempre la priorità. Poi – e se la ride – magari tra due anni Rovigo sarà in serie A e io giocherò di nuovo nel massimo campionato!”.

Società, città, campionati e allenatori: soprattutto questi ultimi, perché, chi più chi meno, tutti hanno avuto un incidenza nel suo cammino di crescita. “Nel mio ‘mondo basket’ – puntualizza – ho avuto la fortuna di essere stata allenata, quasi sempre, da grandi allenatori: ma la persona a cui sono più legata a livello affettivo e che è anche il coach che mi ha insegnato di più, vista la mia giovane età quando le nostre strade si sono incrociate, è Stefano Michelini. Per me rimane il santone del mio percorso: da lui ho imparato cose che mai avevo visto e sentito prima. Gli altri, magari, me le hanno sistemate. E non voglio dimenticare Giroldi a Reggio, Serventi a Umbertide e Aldo Corno qui: nel borsone dei ricordi c’è un posto per tutti. Addio? No, state tranquilli, ci rivedremo presto. Da una parte o dall’altra. A proposito, che ne dite di venire a Rovigo a Settembre per il Basket Day? Organizzeremo un’amichevole che sarà il clou della giornata: e VelcoFin non può mancare”.

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